Qualcuno dice:

"è fuori di se". Chi sono -Madre e fratelli-.

Marco 3:21
Qualcuno dice: “E’ fuori di sé”.

[3:21] Allora i suoi, sentito questo, uscirono per andare a prenderlo; poiché dicevano: "È fuori di sé". 
 
Il verso precedente racconta di una folla tale che non permetteva a Gesù e ai suoi discepoli neppure di mangiare.
Di qualcuno che riesce a catalizzare l’attenzione di una folla così vasta come si può pensare o dire che è fuori di sé? E se lui è fuori di sé, quella folla che cosa è?
Alcuni versi precedenti a questo dicono:
 
[3:10] Infatti ne aveva guariti molti, così che quanti avevano qualche male gli si gettavano addosso per toccarlo. 
[3:11] Gli spiriti immondi, quando lo vedevano, gli si gettavano ai piedi gridando: "Tu sei il Figlio di Dio!". 

 
Guarisce i malati e scaccia i demoni. Dove sarebbe la sua pazzia?
E’ forse attraverso la pazzia che si possono compiere miracoli e guarire indemoniati?
 
Leggendo la frase di questo verso 21 nell’originale greco non è ben chiaro chi fossero a dire che Gesù fosse pazzo. I suoi familiari? I suoi discepoli? Qualcuno della folla? I Farisei?
 

ηοι παρ αυτου hoi par autou


queste sono le parole greche tradotte in italiano con “i suoi”.
 
La traduzione letterale è:
“E avendo udito quelli con lui uscirono per prendere lui…” (Nuovo Testamento Interlineare San Paolo).

quelli con lui.

 

Lo stesso Marco per indicare effettivi parenti, usa al verso 6:4 una parola completamente diversa, cioè: συγγενεσιν (suggenesin).
Tale parola è usata anche da Luca in 2:44, ed indica la carovana del gruppo di persone, familiari o comunque dello stesso paese, in viaggio di ritorno da  Gerusalemme, ovvero quando Gesù dodicenne viene smarrito.
Se questi che vanno a prenderlo del verso di Marco 3:21 fossero stati davvero i suoi parenti si sarebbe dovuto usare lo stesso termine: συγγενεσιν (suggenesin), ma si usa invece: ηοι παρ αυτου  (hoi par autou, - quelli con lui -).
Chi abbia voluto indicare l’Autore con queste parole “quelli con lui” è difficilmente comprensibile, ma si può dire di contro che non erano certamente i suoi parenti, per i quali si sarebbe usato il termine preciso anzidetto di συγγενεσιν (suggenesin).
 
Si legge nel primo capitolo del Vangelo di Luca:

“[36] Vedi: anche Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia, ha concepito un figlio ...”

Queste sono le parole dell'Angelo Gabriele rivolte alla Vergine Maria nell'Annunciazione, e non lasciano spazio a malintesi.
Anche in questa occasione la parola "parente" è  συγγενις (suggenes), stessa radice.

Volendo comunque forzatamente dare alle parole ηοι παρ αυτου  (hoi par autou, -quelli con lui-) il significato di "suoi parenti" rimane comunque la discordanza di come si possa ritenere pazzo qualcuno che compie miracoli di tal genere.
Si dovrebbe pensare invece che tali parenti, amici o persone a lui vicino agissero in quel modo per proteggerlo da eventuali quanto probabili ritorsioni da parte dei Farisei, che di fatto erano già state stabilite come si rileva al verso 3:6.
 
[3:6] E i farisei uscirono subito con gli erodiani e tennero consiglio contro di lui per farlo morire. 
 
Il farlo passare per pazzo sarebbe quindi un maldestro tentativo di distogliere i Farisei dalla loro intenzione di ucciderlo a causa di quei fatti miracolosi.
Quelli con lui, chiunque fossero, sapevano bene quanto poteva essere pericoloso mettersi contro i Farisei facendo quei miracoli in giorno di sabato, e farli in una sinagoga.
 
Il significato sarebbe: meglio tentare di farlo passare per pazzo che lasciare che lo uccidano.
 
In questo senso l’episodio è comprensibile.
 
Nella stessa occasione Madre e fratelli di Gesù lo mandano a chiamare.
 
[3:31] Giunsero sua madre e i suoi fratelli e, stando fuori, lo mandarono a chiamare. 
 
"stando fuori...": si può pensare due cose:

1)    che a causa della molta folla Madre e fratelli, in modo invasivo, lo mandano a chiamare
2)    che fosse un modo gentile e delicato della Madre di non interferire nella predicazione di suo figlio ma solo di segnalargli la loro presenza e la loro fiduciosa attesa.
 
Qui i termini sono precisi: Madre e fratelli (fratelli secondo l’ampio senso che si dava alla parola in ambìto israelita). Questi sono effettivamente i suoi συγγενεσιν (suggenesin, parenti).
 
Informato della loro presenza Gesù risponde:
 
[3:33-35] … "Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?"…"Ecco mia madre e i miei fratelli! 
Chi compie la volontà di Dio, costui è mio fratello, sorella e madre".

 
E’ un rinnegamento della propria famiglia a causa del fatto che non hanno compiuto la volontà di Dio? Oppure un innalzamento, una inclusione dei presenti nella sua famiglia di origine che certo amava con tutto il cuore?
Se il senso fosse il primo, cioè un rinnegamento della famiglia, allora significherebbe che anche la Madre non avrebbe compiuto la volontà di Dio.
 
E’ surreale, prima di essere illogico!

Qualcuno ha detto:
“Siamo fratelli suoi, quando facciamo la volontà del Padre suo che è in cielo. Siamo madri sue, quando lo portiamo nel cuore e nel nostro corpo con l'amore e con la pura e sincera coscienza, e lo generiamo attraverso sante opere che devono risplendere agli altri in esempio.”
 
Ogni uomo e donna che compie la volontà di Dio entra a far parte della sua immensa Sacra Famiglia, che comprende non solo la madre Maria e il padre Giuseppe, ma anche tutti i suoi fratelli e tutti i santi e martiri di ogni tempo.
La famiglia di origine di Gesù non è esclusa, ma al contrario chi compie la volontà di Dio ne entra a far parte e ne è inglobato.
 
Non viene riferito che cosa avviene dopo che Gesù abbia pronunciato quelle parole alla folla circostante, ma è facilmente presumibile che si sia alzato di fretta e sia andato loro incontro sorridendo, abbracciando la Madre e i fratelli e offrendo un esempio materialmente visibile di quei beni invisibili di cui godranno coloro che fanno la volontà di Dio.