L'Ultima Cena nei quattro Vangeli

 

Dell'Ultima Cena non è ben chiaro se sia stata celebrata la sera del 14 del mese ebraico di Nisan, oppure la sera successiva, il 15.

Tutt'oggi questo è argomento di accese discussioni.

Nell'Ultima Cena Gesù stava celebrando la Pasqua ebraica con i suoi discepoli (e quindi conseguentemente anche con tutto il popolo ebraico), come sembrerebbe secondo la gestualità dello spezzare il pane e dell'offrire il calice di vino, oppure era una cena normale?

E' possibile che Gesù abbia arbitrariamente anticipato volontariamente di un giorno la celebrazione ufficiale della Pasqua ben sapendo quello che sarebbe accaduto il giorno successivo?

Il Vangelo di Giovanni dichiara espressamente che l'Ultima Cena avvenne la sera del giorno di Parascève, (la Preparazione, il 14 di Nisan), mentre i Sinottici sembrano sostenere che fu la sera successiva, la sera della celebrazione della Pasqua ebraica vera e propria (15 Nisan).

Sembrerebbe un problema di poco conto, in realtà non è così, perché se avessero ragione i Sinottici molte cose sarebbero difficilmente spiegabili.

Qui di seguito vediamo le versioni degli evangelisti sinottici.

 

 

Marco 14:12
I discepoli chiedono a Gesù 
dove preparare la Pasqua.

[14:12] Il primo giorno degli Azzimi, quando si immolava la Pasqua, i suoi discepoli gli dissero: "Dove vuoi che andiamo a preparare perché tu possa mangiare la Pasqua?".

Il primo giorno degli Azzimi coincide con il giorno della Pasqua, e se per a "immolare la Pasqua” si intende la cena a base di agnello l’affermazione è corretta.

Se invece per “immolare la Pasqua” si intende il momento in cui l’agnello viene sacrificato (immolato) nel Tempio allora sorge una discordanza, perché pur essendo i due momenti (celebrazione della Pasqua e sacrificio dell’agnello) riti che avvengono nello stesso giorno solare (sacrificio dell’agnello verso le tre del pomeriggio e cena pasquale verso le otto di sera), allora l’affermazione è una contraddizione perché si tratterebbe di due giorni diversi.

E’ sempre utile ricordare che il giorno ebraico inizia e finisce con il tramonto e non a mezzanotte, e pertanto l’unica cena alla quale si allude parlando di un certo giorno della settimana è in realtà la cena del giorno precedente.

A fronte di questo dubbio sul verso di Marco 14:12, l’Evangelista dichiara:

[15:37] Ma Gesù, dando un forte grido, spirò. 

E dopo la morte di Cristo:

[15:42] Sopraggiunta ormai la sera, poiché era la Parascève, cioè la vigilia del sabato, 
[15:43] Giuseppe d'Arimatèa, membro autorevole del sinedrio, che aspettava anche lui il regno di Dio, andò coraggiosamente da Pilato per chiedere il corpo di Gesù.


Questo verso 15:42 attesta incontrovertibilmente che Gesù muore nel giorno della Parascève, cioè il giorno che precedeva la Pasqua.

Come già accennato per termine sera (οψιαξ, opsias), si dovrebbe intendere piuttosto "tardo pomeriggio", ovvero il periodo del giorno che inizia tra le 16,oo e le 17,oo e finisce al tramonto, perché è in questo momento che Giuseppe di Arimatèa va da Pilato a chiedere il corpo di Gesù [e sia nel Vangelo di Marco che in quello di Matteo tale momento è οψιαξ (Marco 15:42 e Matteo 27:57)], ne ottiene il permesso dopo che Pilato si è sincerato della sua morte, ritorna sul Calvario, depone il corpo di Gesù dalla croce, lo porta al vicino sepolcro e fa chiudere la tomba.
Calcolare tutti questi fatti come avvenuti nello spazio di due/tre ore sembrerebbe un arco di tempo ragionevole.

 

 

Matteo 26:17
I discepoli chiedono a Gesù 
dove preparare la Pasqua.

[26:17] Il primo giorno degli Azzimi, i discepoli si avvicinarono a Gesù e gli dissero: "Dove vuoi che ti prepariamo, per mangiare la Pasqua?". 
[26:18] Ed egli rispose: "Andate in città, da un tale, e ditegli: Il Maestro ti manda a dire: Il mio tempo è vicino; farò la Pasqua da te con i miei discepoli".
[26:19] I discepoli fecero come aveva loro ordinato Gesù, e prepararono la Pasqua.
[26:20] Venuta la sera, si mise a mensa con i Dodici.


In questo Vangelo di Matteo, diversamente da quello di Marco, non si fa menzione diretta della “immolazione della Pasqua”.
Il verso 26:20 riporta il termine "sera", che come già spiegato in Marco 14:12 dovrebbe essere inteso come “tardo pomeriggio”, ed è il lasso di tempo che va dalle 16,oo circa fino al tramonto.
E’ quindi in questo arco di tempo che Gesù e i Dodici si siedono a tavola, verosimilmente poco prima del tramonto.
Anche in questo Vangelo sorge una discordanza simile a quella del Vangelo di Marco, ma per altro motivo.
Se i discepoli chiedono dove preparare la cena e sono già nel primo giorno degli Azzimi, che è la Pasqua vera e propria iniziata con il tramonto, come è possibile che svolti tutti i preparativi (salgono in città, seguono il ragazzo che porta la brocca d’acqua, entrano nella casa, chiedono al padrone dove fosse la stanza, la preparano e poi…) si siedano a tavola nel tardo pomeriggio di quel giorno che sarebbe quindi ancora il giorno della Parasceve, cioè il giorno precedente?

Anche in questo Vangelo come in quello di Marco, a fronte di questa strana esposizione di come si sarebbero svolti i fatti l’Evangelista riferisce che Gesù muore:

[27:50] E Gesù, emesso un alto grido, spirò

e che il giorno successivo alla morte di Gesù i Sommi Sacerdoti vanno da Pilato a chiedere un corpo di guardia per il suo sepolcro. Questo avviene nel giorno successivo a quello della Parasceve, cioè nel giorno di Pasqua vero e proprio.

[27:62] Il giorno seguente, quello dopo la Parasceve, si riunirono presso Pilato i sommi sacerdoti e i farisei, dicendo: 
[27:63] "Signore, ci siamo ricordati che quell'impostore disse mentre era vivo: Dopo tre giorni risorgerò.


Anche in questo Vangelo, come in quello di Marco, si attesta incontrovertibilmente che Gesù è morto nel giorno della Parasceve e non nel giorno di Pasqua.

In origine, cioè il primo anno dopo la fuga dalla schiavitù dall’Egitto, Mosè aveva stabilito due feste diverse: la Pesach (Pasqua) di una giornata e gli Azzimi di una settimana.
Con il tempo queste due festività si fusero insieme, e ai tempi di Cristo sia che si parlasse di Pasqua o di Azzimi si intendeva l’insieme unico di queste due feste.

Precedeva questa festa doppia il giorno della Parasceve, cioè della Preparazione, giorno in cui si immolava l’agnello.

Da tener presente che in ambiente ebraico l’inizio di qualsiasi giorno, fin dai tempi di Mosè a tutt’oggi, non è alla mezzanotte ma al tramonto.
Nella settimana nella quale Gesù fu crocifisso il giorno della Parasceve era iniziato al momento corrispondente al nostro attuale giovedì, al tramonto, che in quel periodo dell’anno è alle ore 19,oo circa.

Alle sette di sera di quel giovedì iniziò la Parasceve, il giorno della Preparazione.

Alle sette di sera del giorno successivo, corrispondente al nostro venerdì, iniziava la Pasqua vera e propria, durante la quale nella serata doveva essere consumato l’agnello sacrificato poche ore prima nel Tempio, gli stipiti delle porte dovevano essere stati bagnati con il sangue di tale agnello e il figlio minore della famiglia avrebbe chiesto al padre: “Perché questa notte è diversa dalle altre notti?”. 

Il giorno nel quale Cristo fu crocifisso era la Pasqua ebraica (15 Nisan) oppure no?

Secondo il verso di Matteo 26:17 sì (nonostante la strana esposizione dei fatti), secondo il verso di Matteo 27:62 no!

Forse l’origine di tale forte discordanza è nella traduzione della terza parola greca del verso di Matteo 26:17, προτη (prote).

Il significato di προτη è certo di "primo", ma può assumere anche valenza di "primo tra tutti", cioè di precedente tutti gli altri.
In questo senso è usato ad esempio nella risposta che Cristo, in Matteo 22:38 e Marco 12:28, dà allo scriba che gli chiedeva quale fosse il comandamento maggiore, il più grande.
La parola avrebbe anche il significato di precedente, e se così fosse allora Matteo avrebbe inteso dire: il giorno precedente agli Azzimi, cioè la Parasceve.

Un'altra possibile soluzione a questo dilemma è che poiché anche in Marco 14:12 si legge che il primo giorno degli Azzimi è quello nel quale viene sacrificato l’agnello (che invece a tutti gli effetti è il giorno della Parasceve), all’epoca di Cristo anche il giorno della Preparazione fosse considerato parte integrante della festa.

Questo significherebbe che Giorno della Preparazione, Giorno di Pasqua, e i sette Giorni degli Azzimi fossero considerati una festa unica, e che tale festa potesse chiamarsi sia Pasqua sia Azzimi.

E’ prudente concludere l’argomento con un punto interrogativo.

 

 

Luca 22:7, 23:54
Giorno degli Azzimi e immolazione della vittima di Pasqua.

[22:7] Venne il giorno degli Azzimi, nel quale si doveva immolare la vittima di Pasqua. 

Anche in questo Vangelo come quello di Matteo il giorno degli Azzimi e l’immolazione dell’agnello è considerato come lo stesso giorno, e l’ultima cena viene celebrata quella sera, ma subito dopo la morte di Cristo, nel momento in cui viene deposto nel sepolcro si legge:

[23:54] Era il giorno della parascève e già splendevano le luci del sabato. 

Anche in questo Vangelo di Luca, al pari di quello di Matteo e di Marco, si rileva questa forte discordanza. 

Leggendo dal verso 22:7 in poi sembrerebbe che l’ultima cena fosse stata celebrata in coincidenza con il giorno della Pasqua ebraica (15 di Nisàn), ma il verso 23:54, a morte di Cristo avvenuta, l’Autore afferma che si era ancora nel giorno della Parascève (14 di Nisàn), cioè quello che precede la Pasqua vera e propria, e nel quale si sacrificava l’agnello verso le tre del pomeriggio.
Dovevano infatti essere all’incirca le sei di sera, e la Pasqua sarebbe cominciata circa un’ora dopo, al tramonto.
Già nello studio del Vangelo di Matteo è stato suggerito che forse anche il giorno della Preparazione veniva considerato ai tempi di Cristo parte integrante della festa di Pasqua/Azzimi, ma questo solo su base deduttiva, poiché non risultano testi antichi che confermino né che smentiscano questa supposizione.

Se questo fosse dimostrato la discordanza sarebbe risolta.

In nessuno dei quattro Vangeli viene messo in dubbio che la morte di Gesù avvenne nel pomeriggio del giorno di venerdì, e neppure vi sono dubbi che la sua resurrezione avvenne di domenica.

Quello che non è chiaro è se la sera dell’Ultima Cena fosse coincidente con l’inizio del giorno della Pasqua ebraica (Pesach, 15 di Nisan), o se invece fosse la sera del giorno della Preparazione (Parasceve, 14 di Nisan), cioè ventiquattro ore prima.
La Pesach ebraica non deve necessariamente cadere in un giorno fisso della settimana come la Pasqua cristiana, ma viene celebrata il 15 del mese di Nisan, e può essere un giorno qualsiasi. Nell’anno della morte di Cristo tale festa coincideva con il sabato, ed il Vangelo di Giovanni afferma che: “…era infatti un giorno solenne quel sabato…” [Giovanni 19:31], proprio perché era una doppia festa.

Lo “splendere le luci del sabato” [v. 23:54] significherebbe non che stesse sorgendo il sole di tale giorno, ma poiché il giorno ebraico inizia al tramonto le “luci” sono quelle delle lampade e delle torce che illuminavano la città, al tramonto del venerdì.
Si allude forse anche alla prima o seconda stella apparsa nel cielo (ma non alla terza, poiché all’apparizione della terza stella il nuovo giorno è già cominciato).