Incontro notturno con Nicodemo.

Tipica espressione di Cristo: "Amen, Amen."

Giovanni 3:1-21
Incontro notturno con Nicodemo.

Sembrerebbe di poter stabilire che tale incontro non avvenne a Gerusalemme, perché il verso 3:22 riferisce che solo dopo questo incontro Gesù si reca in Giudea.

Nicodemo sembra da solo, ma usa il plurale (“Rabbì, sappiamo che…”).
Era forse in compagnia di qualcun altro?
E’ riferito ad alcuni Farisei e capi dei Giudei?
In questo incontro Gesù preannuncia a Nicodemo la sua morte per crocifissione:

[3:14] “E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell'uomo.”

La traduzione "innalzare" (pur essendo correttamente tradotta dal greco) forse non è appropriata, perché secondo il nostro modo di pensare un innalzamento è sempre inteso in senso positivo. Il paragone con il serpente (di bronzo) del deserto dovrebbe invece suggerire il termine appeso.
Questo termine in ebraico può essere espresso con due parole molto diverse, sia foneticamente sia di significato. 
Una è שים, shim (Numeri 21:8), che è quella usata per descrivere il serpente appeso al legno e che ha un significato generico (si può usare anche per indicare l’appendere uno scudo alla parete), ed un'altra è תלית, thlith (Deuteronomio 21:22), parola molto più grave che indica l’uomo appeso al legno, dove è implicita la maledizione sull’uomo condannato a questa morte:

[Galati 3:13] “Cristo ci ha riscattati dalla maledizione della legge, diventando lui stesso maledizione per noi, come sta scritto: Maledetto chi pende dal legno”.

Con queste sue parole [Giovanni 3:14] Gesù può aver usato il primo termine per il serpente ed il secondo per se stesso. 
Se è così è facile pensare che Nicodemo ne sia rimasto sconvolto.
 

Amen, Amen
(tradotto con: in verità, in verità)

L’incontro con Nicodemo è descritto con molta precisione e particolareggiato, ed è perciò probabile che l’Autore sia un testimone oculare e/o che abbia trascritto il discorso a breve distanza dai fatti. 
Per tre volte si riscontra in questo colloquio la ripetizione "Amen, amen".
Solamente nel Vangelo di Giovanni questa parola è sempre ripetuta due volte, eccetto che in 21:25, dove a parlare è l’Autore.
E’ ripetuta in 25 occasioni (cioè 50 Amen) ed a pronunciarla è sempre Cristo.
Anche quando si rivolge a Pietro nel contestato capitolo 21 gli dice:

[21:18] In verità, in verità ti dico: quando eri più giovane ti cingevi la veste da solo…

In tutte le altre referenze del Nuovo Testamento la parola viene detta una sola volta.
L’unica eccezione è in Apocalisse 17:12, ma appare all’inizio e alla fine della citazione, non consecutivamente, e a pronunciarla sono tutti gli angeli, gli anziani (i 24) e le quattro bestie.

Il riportare la curiosa ripetizione di questa parola va naturalmente a favore di una testimonianza oculare dei fatti raccontati (incluso il contestato capitolo 21), poiché è impensabile che l’Autore l’abbia ripetuta di sua iniziativa inventandosela senza ragione.
Già solo da questo si tenderebbe ad escludere la teoria della scuola giovannea accennata all’inizio.
L’Autore del Vangelo di Giovanni è qualcuno che ha assistito ai fatti che poi espone e che riporta con precisione assoluta.