Nozze di Cana:

Gesù "scortese" con sua Madre?

Giovanni 2:1-11
Miracolo di Cana.

Nel racconto di questo miracolo sembra di rilevare un modo scortese con il quale Cristo si sarebbe rivolto a sua Madre.
La questione è tuttora dibattuta e ben lontana dall’essere definitivamente risolta.
Gesù si rivolge alla Madre chiamandola “Donna”, ed è allo stesso modo che si rivolge a lei dalla croce: “Donna, ecco tuo figlio”.
Quel termine è carico di significati di rispetto e amore.

Alla sollecitazione della Madre, secondo la traduzione in italiano, Gesù risponde:
 
[2:4]“…Che ho da fare con te, o donna? Non è ancora giunta la mia ora.”
 
Le parole originali nel testo greco Nestlè-Aland sono: 
 

τι εμοι και σοι γυναι
ti emoi kai soi gunai
cosa a me e a te donna


letteralmente: cosa a me e a te, donna.
 
Queste parole così come sono non hanno un senso evidente ben chiaro.
In ebraico il concetto: tra me e te, tra me e voi ecc... si esprime con le parole:
 

bin’i uv bin’echa
ביני  וביניך

 
Questi termini sono usati ad esempio in Genesi 9:12, dove Dio all'indomani del diluvio stabilisce un patto tra lui e gli uomini:

“Dio disse: "Questo è il segno dell'alleanza, che io pongo tra me e voi e tra ogni essere vivente che è con voi per le generazioni eterne.”

Il patto sarebbe stato rappresentato dall'arcobaleno.
Stesso concetto e stesse parole ai versi 9:13, 15 e 17.
In questo caso il patto riguarda qualcosa di positivo, che unisce e non che divide.
 
Gli stessi termini sono usati in Genesi 17:2, dove Dio promette ad Abramo una progenie numerosa:

“Porrò la mia alleanza tra me e te e ti renderò numeroso molto, molto". 

Anche in questo caso non c'è dubbio sull'aspetto positivo di tali termini.

Nello stesso capitolo al verso 7 è Dio che stabilisce il Patto con Abramo e la sua discendenza:

“Stabilirò la mia alleanza con te e con la tua discendenza dopo di te di generazione in generazione”

Stesse parole e stesso concetto ai versi 10 e 11.
 
Sempre in Genesi al capitolo 23 è Efron che si rivolge ad Abramo che deve seppellire sua moglie con le parole:

[15] "Ascolta me piuttosto, mio signore: un terreno del valore di quattrocento sicli d'argento che cosa è mai tra me e te? Seppellisci dunque il tuo morto". 

Qui si ha quella che potrebbe essere stata proprio la radice esatta delle parole che Cristo rivolge alla Madre in ebraico:

che cosa è mai tra me e te?

il greco appunto ha: cosa a me e a te.
Ed anche in questo caso come in quelli precedenti si rileva il senso positivo dei termini, di unione e non di disaccordo, perché il senso è: il valore di questo campo è niente se paragonato alla nostra amicizia e con ciò che ci lega.

In Genesi 31:44-51 le stesse parole sono usate molte volte a siglare l'accordo tra Giacobbe e Laban, sempre in senso positivo.
 
Stesso in Esodo 31:13-17, dove Dio stabilisce il sabato come segno tra lui ed il popolo.
Anche in questo caso nessun dubbio sulla positività del senso implicito in queste parole.
 
In I Re 15:19 si tratta di un alleanza tra due re:

“Ci sia un'alleanza fra me e te, come ci fu fra mio padre e tuo padre.” 

Si usano le stesse parole ebraiche: bin’i uv bin’echa.

Nella traduzione in italiano la forma grammaticale “tra me e te”, “con te e con la tua discendenza”, “fra me e te” hanno tutte la stessa radice ebraica, e la differenza di traduzione è voluta dal traduttore per dare armonìa alla frase, ma la base in ebraico è la stessa.
 
Quindi queste nel colloquio tra Madre e Figlio, ben lungi dall’essere una forma di risposta scortese, sarebbero invece parole improntate da un grande amore e che significherebbero: 
 
Come mai Io (sottinteso -Figlio di Dio-) non riesco a negarti nulla, se me lo chiedi con quello sguardo? Quale forza in te mi costringe?
 
Con evidente allusione all’Amore tra Madre e Figlio.
 
Infatti la Madre capisce, e dà disposizioni.
 
Ciò che l’Autore di questo Vangelo ha inteso sottolineare è l’autorevolezza che la Madre esercitava sul Figlio Divino, autorevolezza non intesa in senso mondano ma derivata dalla Forza dell’Amore esistente tra i due, forza di Amore che non lascia scelta.
Nello stesso senso l’Apostolo afferma che: 

“Poiché l'amore del Cristo ci spinge…” [II Corinzi 5:14]

(letteralmente: preme noi), dove la spinta è una vera e propria costrizione che non violenta la nostra volontà, ma dato l’Amore in noi, nei fatti, non ci lascia altra scelta che accordare la richiesta che ci è stata fatta.
A tale richiesta sostenuta da Amore Divino non si può dire di no, secondo la più nota espressione: ogni tuo desiderio è un ordine.
 
Questo sarebbe il senso delle parole di Cristo rivolte a sua Madre.
 
Poiché Cristo dice: “… Non è ancora giunta la mia ora” ma di fatto poi accontenta la richiesta della Madre, ciò che l’Autore di questo Vangelo ha inteso sottolineare è che la Vergine Madre ha il potere di abbreviare i tempi e cambiare le circostanze.
 
La Vergine Madre, tramite la sua umiltà, ha potere su Dio stesso.