La "sindrome dell'invasore"

 

 

Pubblicato il 15 novembre 2023.

 

La "sindrome dell'invasore".

Premetto di non essere in possesso di titoli di studio adeguati, ma di avere una mentalita' semplice e schietta tipicamente "contadina", ed inoltre vedo le cose che accadono e ragiono.

Voglio iniziare con una domanda, poi presentero' il mio assunto ed infine il ragionamento che mi porta a certe conclusioni. Vedete voi se sta tutto in piedi oppure no.

La domanda e' la seguente: dopo questa strage avvenuta ad opera di Hamas il governo di Israele sostanzialmente fa questa affermazione: "adesso andiamo e uccidiamo tutti i terroristi."
A prima vista sembrerebbe una affermazione logica e comprensibile, ma lo e' veramente?

Il mio assunto e' questo, e mi riferisco non al governo di Israele ma a tutto il suo popolo.

Il popolo di Israele vive costantemente in guerra, e quello che e' peggio -vive in uno stato mentale di guerra continua-. Questa affermazione si applica a tutto il popolo di Israele, nel singolo.

Cosa provoca questo -stato mentale di guerra continua-?

Provoca la forte sensazione di essere continuamente in pericolo, dalla quale deriva naturalmente la necessita' di difendersi dal nemico.

Il popolo di Israele vive da sempre questo stato di forte stress, e non reagisce normalmente come, ad esempio, potrebbe reagire ad un fatto tragico (come quello del 7 ottobre) un italiano, un francese, uno spagnolo.

Faccio un esempio:
Perche' nessuno nel mondo si stupisce se Israele fa questa affermazione suddetta: "adesso andiamo e uccidiamo tutti i terroristi."?

L'esempio e' il seguente: supponete che una banda di rapinatori uccidesse alcuni membri della Polizia o dei Carabinieri intervenuti per fermarli, cosa succederebbe se qualche politico facesse questa stessa affermazione: "adesso andiamo e uccidiamo tutti i criminali, bombardiamo le loro case e, se serve, sterminiamo loro e le loro famiglie"?
Scoppierebbe un grosso scandalo certamente, solo per aver pronunciato queste parole e prima ancora di metterle in atto.

Questo perche' la nostra mentalita', la mentalita' del popolo, e' di tipo sostanzialmente pacifico, e in tempo di pace questi "mezzi" non sono accettabili.

Sono invece accettabili, comprensibili e condivisi da tutto un popolo se, sempre seguendo l'esempio, in tempo di guerra una strage di civili o soldati italiani fosse commessa da soldati stranieri. Tutti griderebbero "vendetta"!

Questo solo per dimostrare, o quantomeno suggerire, che se il governo di Israele, sostenuto dal popolo, afferma: "adesso andiamo e uccidiamo tutti i terroristi", e' perche' sono mentalmente in uno stato costante di stress di cui e' preda ogni cittadino israeliano, dovuto alla sensazione di essere in una guerra infinita.

Non sto valutando se sia giusto o sbagliato, e' lo stato di fatto delle cose. Sto valutando cosa provoca nell'essere umano lo stress di vivere continuamente in uno stato di guerra.

Denomino questa mia teoria "la sindrome dell'invasore" perche' "invasore" Israele lo e' certamente, poiche' e' andato ad occupare un territorio che aveva gia' i suoi abitanti.

Questa consapevolezza interiore e profonda, quasi inconscia, che stai derubando un territorio al suo legittimo proprietario produce un senso di colpa, sapendo di commettere un'atto contro i comandamenti di Dio: non rubare, non desiderare la roba d'altri.
Questo crea uno forte scompenso nell'intimo dell'invasore.

Si puo' dire la stessa cosa degli Stati Uniti d'America nei confronti dei nativi indiani.

Se questo profondo senso di colpa va, in qualche modo, ad intaccare il DNA dell'individuo forse accade che il senso di colpa viene trasmesso ai figli, e con il senso di colpa lo stress mentale collegato ad esso.

Israele potrebbe affrontare questo senso di colpa solamente in due modi: sterminando tutti i popoli che in qualche modo lo minacciano al presente o in prospettiva futura (provocando probabilmente un inasprimento di questo senso di colpa), oppure raggiungendo un accordo di pace vera e duratura con essi.

Non c'e' da augurarsi che il governo (questa volta parlo del governo di Israele) sia propenso alla soluzione numero uno. Sarebbe tragico per i popoli confinanti con Israele e per il popolo stesso di Israele.

Resta dunque solo e soltanto la possibilita' di raggiungere un accordo di pace, come suggerisce un certo Signor Francesco che sta a Roma.

Chi rifiuta questo pensiero della pace con tutti deve cercare le motivazioni profonde del suo pensiero nella "sindrome dell'invasore" e nello stress guerresco che conseguentemente lo travolge.

Di nuovo: non sto giudicando chi ha ragione e chi ha torto, ma secondo me i fatti sono proprio questi e dovrebbero essere letti in questi termini.
Si puo' aiutare Israele solo facendo uscire il suo popolo da questo stato di "stress da guerra", e non si puo' ottenere questo risultato inviando armi sempre piu' potenti e spingendolo a distruggere i popoli che lo circondano. Non parlo, evidentemente, solo della Striscia di Gaza, ma in prospettiva se non si raggiunge una pace vera, lunga e duratura lo scontro tra Israele e tutti i popoli medio orientali diverra' inevitabile. Forse tra trenta, cinquanta o cento anni, ma avverra'.

Dio non voglia!

Ed ecco perche' nostro Signore Gesu' Cristo afferma:
"amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano".

Non e' per una questione di "buonismo" che il Signore ci dona queste Parole, ma per una sua profonda conoscenza dell'animo umano, perche' sa che il persecutore, la persona violenta e aggressiva e' una persona con l'animo malato. Animo umano malato che solo maldestramente e in una parte infinitamente piccola ho cercato di mettere in luce con questa mia teoria.

Israele, la Palestina e gli stati circostanti devono raggiungere una pace vera, una PACE DEL CUORE verso l'attuale nemico.

Se ho detto delle sciocchezze abbiate pieta' di me.